Fiops e associazione Spinning club Italia presentano un’istanza alla regione Lazio per l’adozione di misure urgenti a tutela della fauna ittica
“Al lago del Salto, in provincia di Rieti, si sta verificando un depauperamento indiscriminato e con modalità spesso illegali di ogni specie ittica”. I responsabili non sono bracconieri o malviventi ma i pescatori professionali che frequentano lo specchio d’acqua. A portare alla luce il problema la Fiops – Federazione italiana operatori pesca sportiva – e l’associazione Spinning Club Italia che hanno presentato un’istanza alla Regione Lazio per richiedere misure immediate e urgenti volte a conservare il delicato ecosistema.
Come spiegato nel documento, il lago del Salto, inserito in un contesto paesaggistico di eccezionale pregio, è divenuto meta turistica ambita. Molte realtà commerciali ed imprenditoriali traggono beneficio dai tanti visitatori che, specie nel periodo estivo, vivono il territorio. Tra questi ve ne sono molti non occasionali, i pescatori sportivi, che frequentano il lago 12 mesi all’anno. “La pesca sportiva – spiega il direttore della Fiops Francesco Ruscelli – è un’attività praticata in Italia da circa due milioni di persone e muove un indotto economico superiore ai due miliardi di euro. Con la valorizzazione di tale attività si può creare anche un volano aggiunto all’economia dei territori. Vi sono studi che dimostrano come un chilo di pesce pescato da un pescatore sportivo valga oltre 100 euro ( ed il valore si moltiplica per lo stesso pesce in caso di pratica del no-kill) mentre un chilo di pesce pescato da pescatori professionisti vale dieci volte meno. E questo, a maggior ragione, nelle acque interne”. Sono stati proprio i pescatori sportivi, sentinelle attente alle problematiche che affliggono l’ecosistema, a denunciare il grave pregiudizio ambientale in cui versa il lago del Salto.
“Questo specchio d’acqua – continua Ruscelli – rappresenta uno spot per la pesca sportiva che potrebbe essere valorizzato contribuendo allo sviluppo del marketing territoriale locale. Per raggiungere questo obiettivo la pesca professionale deve essere svolta in modo compatibile con l’ittiosistema locale da un lato e dall’altro in equilibrio con le esigenze della pesca sportiva. Questo al momento non avviene e su questo chiediamo alle istituzioni di intervenire e di far sentire la loro opinione in proposito e soprattutto di adottare delle norme di regolamentazione che limitino i danni e valorizzino le opportunità”.
Nel corso degli ultimi anni si è realizzato un depauperamento improvviso di ogni specie ittica (in particolar modo persici, carpe e lucci), reso possibile grazie ad una concomitanza di fattori: nessun controllo sull’attività di pesca professionale, assenza di studi volti a valutare l’effettiva sostenibilità ambientale, mancanza di ripopolamenti ittici e di periodi di fermo.
Spesso la pesca professionale si intensifica in primavera, periodo di riproduzione per molte specie ittiche e avviene con l’utilizzo incontrollato di reti da posta. E nella migliore – e invero più aberrante – delle ipotesi, gran parte del pesce prelevato finisce per essere venduto a basso costo ad aziende produttrici di mangimi e farine animali. Le specie ittiche di minor rilievo commerciale invece, vengono gettate di nuovo in acqua senza vita; la loro putrefazione espone a seri rischi sanitari.
“La tutela dell’integrità degli ecosistemi acquatici – sottolinea Mario Narducci, presidente dell’associazione Spinning Club Italia – non è un interesse di nicchia ma riguarda il bene comune dell’intera società e in particolare delle generazioni future a cui dovremmo consegnare intatto, se non migliorato, quanto abbiamo ricevuto a nostra volta. Per questo salvare la popolazione ittica del lago del Salto da un prelievo indiscriminato e insostenibile si rivela una battaglia di civiltà prima ancora che la tutela dell’attività di tante persone di categorie diverse (pescatori, turisti, ristoratori, albergatori e così via), contro l’interesse piccolo di pochi. I beni naturali sono in primo luogo patrimonio di tutti e non a libera disposizione di qualcuno”.
L’attuale e tragica situazione è stata causata da un ristretto numero di soggetti, pare da una decina di pescatori già noti per episodi di pesca intensiva in altri laghi del centro Italia, tra cui quello di Campotosto.
“Lo sviluppo sostenibile – conclude l’avvocato Federico Canonici – passa per il cambiamento di mentalità. Il grave danneggiamento di una risorsa ambientale ( in questo caso, di un habitat lacustre) non è che l’ennesimo passo verso il declino del genere umano. Oggi tra inquinamento di ogni genere, incendi dolosi, siccità e altre problematiche che devastano quotidianamente il nostro ecosistema occorre chiedersi se non sia il caso, per lo meno nelle situazioni in cui sia agevole intervenire, di prendere opportuni provvedimenti”.
Fiops e Spinning Club Italia hanno quindi richiesto, con un esposto alla Regione Lazio, immediate misure urgenti per il contenimento del prelievo professionale nelle acque del lago del Salto, imponendo il divieto assoluto di pesca professionale con reti o strumenti similari. Necessaria inoltre, secondo le due associazioni, un’opportuna attività istruttoria per valutare la gravità della situazione attuale, con lo scopo di emanare un regolamento regionale che possa valorizzare la pesca sportiva nelle acque del lago e regolare ogni aspetto connesso alla pratica di quella professionale.