Tramagli, reti, nasse, esche proibite per un quadro sempre più preoccupante. Ogni giorno pescatori sportivi o ricreativi segnalano alla Fiops – Federazione italiana operatori pesca sportiva – episodi di pesca di frodo che, ultimamente, interessano anche le acque dolci della Toscana. Ultimo in ordine di tempo, il video pubblicato dal Youtuber Antmeteo che, nel fiume Arno, nei pressi di Capolona, a pochi chilometri dalla città di Arezzo, individua reti usate per il bracconaggio.
«Aldilà di alcune considerazioni personali espresse nel video, le immagini parlano chiaro e non possono lasciarci indifferenti», commenta il direttore della Fiops Francesco Ruscelli. «Il fenomeno del bracconaggio ittico non riguarda solamente il delta del Po e la pianura Padana, ma si sta diffondendo a macchia d’olio in tutt’Italia. Se non vogliamo che i fiumi, i laghi e i torrenti del territorio vengano depauperati e impoveriti da tramagli, reti, filaccioni, corrente elettrica o che le nostre acque siano avvelenate, è necessario porre in essere tutte le azioni possibili sia di carattere preventivo che repressivo».
Da circa un anno e mezzo, per agevolare il lavoro delle guardie ittiche volontarie e delle forze dell’ordine che operano in contesto di scarsità di mezzi e risorse, è nata anche una pagina Facebook “Tutela acque Toscana” gestita da un gruppo di 4 pescatori di differenti discipline con un indirizzo mail dedicato (tutela.acque.toscana@gmail.com) dove si invitano gli appassionati di pesca e tutti i cittadini a inviare foto, filmati e segnalazioni di atti illeciti. Scorrendo la bacheca si trovano documentazioni di ogni tipo riguardanti fenomeni di bracconaggio perpetrato nei fiumi Arno, Elsa, Serchio, Greve e in molte altre aree che interessano numerosi comuni toscani.
«Abbiamo aperto la pagina quando ci siamo resi conto, con rammarico, che il fenomeno del bracconaggio ittico stava prendendo campo anche nel nostro territorio – commenta il responsabile della pagina Daniele Papanti –. Ci arrivano circa 2/3 segnalazioni a settimana che noi valutiamo e, se opportuno, contattiamo immediatamente le forze dell’ordine per la denuncia. Foto e video vengono poi pubblicati sulla pagina. Questo aiuta anche i pescatori meno esperti a capire cosa fare nei casi in cui ci si imbattano in azioni illecite avvisando subito le autorità. Non vogliamo permettere a persone disoneste di portarci via non solo il pesce ma anche la nostra passione e la nostra serenità».
A causa della gravità del fenomeno su scala nazionale la Fiops ha recentemente affrontato insieme al ministro della giustizia Andrea Orlando la necessità di operare un’ulteriore riqualificazione giuridica del reato di bracconaggio per aumentarne l’efficacia sanzionatoria e deterrente. Inoltre ha sollecitato un’audizione tematica presso la commissione agricoltura del Senato, alla quale hanno partecipato le principali associazioni nazionali dei pescatori sportivi (Fipsas, ArciPesca, Unione Enelcaccia, Efsa Italia), dove il fenomeno del bracconaggio ittico è stato qualificato come problema non più esclusivamente dei pescatori sportivi ma di ordine pubblico che richiede l’intervento congiunto oltre che del ministero dell’agricoltura anche del ministero degli esteri e del ministero dell’interno.
«E’ importante ricordare – conclude Francesco Ruscelli – che con l’approvazione della legge 154 del 2016, il bracconaggio ittico è divenuto reato. Pertanto è importante che tutti coloro che frequentano corsi d’acqua di ogni genere, sia pescatori, sia cittadini fruitori, segnalino gli episodi di bracconaggio alle forze dell’ordine, le quali, non trattandosi più di violazioni amministrative, (di competenza, per esempio, della polizia provinciale, ex Corpo Forestale dello Stato) bensì di fattispecie punibili penalmente, hanno l’obbligo di intervenire e di trasmettere la notizia di reato. I cittadini rappresentano in ogni caso le principali sentinelle per monitorare le situazioni e informare le autorità competenti».